Clara Minissale

pensieri e parole in punta di coltello. E forchetta

Persone

Franco Ruta, l’uomo che ha dato al cioccolato un valore culturale

Ci sono persone che per la Sicilia fanno un lavoro straordinario. Che mettono intelligenza, onestà, entusiasmo, abnegazione e un pizzico di follia, al servizio del bello e del buono che quest’Isola sa offrire. E quando se ne vanno, lasciano un vuoto che difficilmente si può colmare. Franco Ruta era una di queste e, ad un anno dalla sua scomparsa, le parole di Concetta Bonini, che lo conosceva bene, raccontano come meglio non si potrebbe, la sua straordinarietà.

Antica Dolceria Bonajuto

Antica Dolceria Bonajuto

Ci sono uomini – pochi di solito in un luogo, in un secolo – che nascono con in tasca una dose in più d’audacia. Da spendere, ad un certo punto affidato agli strani intrecci del destino, per compiere un passo laddove gli altri non sono ancora stati capaci di andare. Nemmeno di immaginarlo. La cosa bella è che lo fanno spontaneamente, senza il senso della fatica o di un particolare eroismo. Prendono, semplicemente, la direzione che il cuore detta loro, e vanno. Succede così che il destino della comunità che li circonda, tutta intera, si ritrovi all’improvviso trascinato oltre l’ostacolo. E, senza dare a nessuno il tempo di accorgersene, la storia è cambiata per sempre.

Franco Ruta era uno di questi uomini. Abbiamo detto, scritto più di una volta, non ancora con sufficiente e definitiva chiarezza, che mai una città ha dovuto tanto ad un solo uomo quanto Modica deve a Franco Ruta. Chiedetelo a chiunque, nel mondo, che si trovi in un aeroporto giapponese o in una bottega newyorkese, e pronunci il nome di Modica, sentendosi puntualmente rispondere: “Cioccolato”. Se questo accade, è per quella polvere d’audacia nascosta nella sua tasca sin da bambino e spesa al momento giusto, quando l’intreccio di intraprendenza e incoscienza che lo spingeva a navigare leggero su ogni terreno sconosciuto, gli fece compiere il passo decisivo.

La storia del cioccolato di Modica no, non l’ha inventata lui. Ma ha avuto il merito di una grande testardaggine: riscoprirla, riportarla al presente, darle una vera dimensione culturale, crearle attorno una prospettiva commerciale. Faceva altro a quel tempo, era nato come fotoreporter con la passione del giornalismo, aveva fondato qualche radio e lavorava come tecnico di laboratorio in Ospedale. Ma nel 1992 decise di lasciare tutto per l’Antica Dolceria Bonajuto: non per salvare un pezzo della storia della sua famiglia, raccogliendo l’eredità di Francesco Bonajuto e poi di sua madre e suo padre Carmelo, ma per salvare un pezzo della storia di Modica. Un restyling di quello che fino a quel momento si era chiamato Caffè Roma, un grande lavoro di ricerca sul cioccolato artigianale e via: da quegli anni iniziò una nuova epoca, quella che oggi quasi coincide con l’immagine della città nel mondo, dove l’equivalenza tra Modica e il cioccolato è andata correndo e si è consolidata.

Ad un anno esatto dalla scomparsa di Franco – nient’altro, in fondo, che uno dei suoi repentini cambi di programma – abbiamo cominciato a lavorare per rendere onore a questa storia, fondando un’associazione culturale che porti il suo nome. Un’impresa nutrita dal desiderio di molti che lo hanno considerato non solo un amico, non solo un ispiratore e un maestro, ma la guida di un cambiamento epocale, di raccogliere almeno un pezzo della sua eredità ideale.

Franco ha tessuto con ognuno di noi relazioni uniche, esclusive, singolarmente speciali. Ci ha resi, com’era lui stesso, curiosi e insaziabili, nutrendo con una dose di saggezza e una ben più generosa dose di imprevedibile incoscienza il nostro istinto non solo di guardare oltre, ma di compiere il salto per arrivarci.

Sulla panchina, nel vicolo dell’Antica Dolceria Bonajuto, tutti noi abbiamo imparato la sua capacità di futuro. Oggi più che mai siamo tutti “Francodipendenti”, legati al suo animo grande e libero, alla bellezza che era sempre capace di scorgere nel mondo, di solito spingendo lo sguardo più lontano.

Suo figlio Pierpaolo sta compiendo una grande opera, mettendo a frutto tutti gli anni che ha passato alla sua scuola. Di vita, più che di impresa. Ma la responsabilità di continuare ad operare nel suo solco è anche una faccenda collettiva, che risponde contemporaneamente alle definizioni di verità e di responsabilità. Sono i due compiti che vogliamo provare ad assumerci: l’appuntamento è per il pomeriggio di sabato 1 aprile, a Modica, ed è per tutti coloro che sentiranno di volerci essere, di volerci provare.

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